Perdere peso ed avere una buona educazione alimentare in condizioni di valori di BMI alterati. Sempre, ma in particolare in previsione di una gravidanza, nel periodo fertile quando si è alla ricerca di una gravidanza per ridurre i fattori che possono influire sull’insuccesso (pensiamo alla PCO) ma anche in menopausa in rapporto ad esempio alla osteoporosi.
La consulenza e quindi il percorso nutrizionale si rivolge a persone con accertate patologie (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, dislipidemia, insufficienza renale, ecc.) a persone in sovrappeso, a donne in gravidanza o allattamento, a persone affette da disturbi del comportamento alimentare, a bambini e adolescenti, a donne in menopausa, ad anziani, sportivi, o semplicemente a chi vuole migliorare le proprie abitudini alimentari.
Una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie e di trattamento per altre.
ALIMENTAZIONE e PMA
In recenti pubblicazioni scientifiche si è dimostrato un aumento delle percentuali di gravidanza nelle coppie sottoposte a tecniche di PMA in cui la donna faceva uso prevalente di cibi contenenti olio di oliva, legumi, pesce azzurro cereali non raffinati e riduceva l’introduzione di proteine animali. Probabilmente questi regimi dietetici forniscono una protezione di tipo antiossidante all’ovocita.
In corso di stimolazione dell’ovulazione il fegato ed i reni sono sottoposti ad un super lavoro per smaltire gli ormoni in accesso e la dieta (una certa attenzione al tipo di alimentazione) ha il senso di non sovraccaricare questi organi , già fortemente impegnati, per non ridurre la capacità di filtro, con la conseguente messa in circolo di tossici endogeni.
I principali macronutrienti assunti con la dieta sono:
- I carboidrati, che dovranno provenire soprattutto da cereali non raffinati, mentre gli zuccheri semplici saranno da bandire; questo vale in particolare per dolci, bevande zuccherate, cioccolatini, caramelle etc… Ma è necessario non abusare neppure di prodotti a base di farine raffinate, privilegiando sempre invece le farine integrali. E’ stato dimostrato che una dieta ricca di carboidrati, ed in particolare di quelli semplici o raffinati, è associata a infertilità aumentando quasi del doppio le probabilità di incorrere in cicli anovulatori [Chavarro et al, Eur J Clin Nutr. 2009]
- Per quanto riguarda i grassi, questi dovranno essere soprattutto insaturi e provenire da fonte vegetale o da pesce. Per ogni aumento del 2% di grassi saturi nella dieta di una donna, la sua fertilità diminuisce di oltre il 70%. Al contrario, i grassi mono- e poli-insaturi, come quelli che si trovano rispettivamente nell’olio di oliva, nel pesce e nell’olio di lino, sono notevolmente utili sia per la salute in generale (malattie infiammatorie, malattie cardiovascolari, neoplasie) sia per favorire un corretto funzionamento dell’apparato riproduttore.
- L’uso di proteine di origine vegetale (es. legumi), si è mostrata in grado di ridurre del 50% l’infertilità da problematiche ovulatorie
Importante è anche l’assunzione di microelementi come le vitamine, minerali, e altri nutrienti che devono essere preferibilmente assunti attraverso una dieta varia e ricca di frutta e verdura fresca e di stagione, ricorrendo alla integrazione e alla supplementazione soltanto quando strettamente necessario. Ciò vale anche per il concepimento, la gravidanza e l’allattamento, condizioni nelle quali si consiglia sì l’utilizzo di specifici integratori, ma senza che questi debbano essere considerati come sostituti di una dieta varia e integrata. Le vitamine a cui si fa in genere maggiormente riferimento parlando di fertilità sono quelle del gruppo B, in particolare l’acido folico; 400mcg al giorno di acido folico sono infatti consigliati per la prevenzione dei difetti del tubo neurale, sia durante la gravidanza sia nei mesi del concepimento. Oltre all’effetto benefico sullo sviluppo fetale, l’acido folico sembra anche essere in grado di sostenere la fertilità, dal momento che sono da tempo noti casi reversibili di infertilità in donne con bassi livelli di questa vitamina, risolti con la sua supplementazione.
GRAVIDANZA
Per una donna che inizia la gravidanza in uno stato di normopeso, un adeguato aumento di peso (dai 9 agli 11 kg circa) assume addirittura un ruolo “protettivo” nell’evitare un possibile sviluppo dell’obesità del bambino in età pediatrica.
Un eccessivo aumento di peso, invece, può essere associato ad alterazioni metaboliche della gestante come, ad esempio, il diabete gestazionale e l’obesità, che possono avere conseguenze sul feto. Un’alimentazione materna non corretta durante la gravidanza e l’ipernutrizione nel 3° trimestre di gravidanza portano ad un maggior accumulo di tessuto adiposo nel feto, rappresentando, quindi, il primo passo verso l’obesità infantile e agendo come cofattore ambientale nello sviluppo in fase adulta di malattie cronico-degenerative, come:
- Obesità
- Ipertensione
- Dislipidemie
- Diabete di tipo 2
- Sindrome Metabolica
ALIMENTAZIONE E SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO (PCOS)
La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia che colpisce le ovaie. Il disturbo riconosce un eziologia piuttosto complessa, spesso multifattoriale, e nonostante siano ben chiari alcuni dei principali fattori di rischio, l’innesco della malattia risulta ancora poco definito.
La sindrome dell’ovaio policistico si associa ad infertilità, per ovulazione incompleta, ad aborti spontanei nel primo trimestre di gravidanza e alla formazione di cisti ovariche per metamorfosi dei follicoli immaturi; ciò è imputabile ad alcuni squilibri di natura ormonale che favoriscono l’aumento degli androgeni a discapito dell’FSH. Come conseguenza, generalmente compaiono: amenorrea/cicli irregolari, irsutismo ed obesità (quest’ultima, spesso, costituisce più un fattore di rischio che una complicazione vera e propria). L’ovaio policistico è “spesso” legato a:
- Predisposizione familiare
- Insulino-resistenza
- Obesità
La perdita di peso e un’attività fisica più attiva possono minimizzare molti sintomi della PCOS e le relative condizioni. Ad esempio:
- Perdere appena il 5% del peso ha effetti positivi sulla resistenza insulinica, tolleranza ridotta al glucosio e sindrome metabolica.
- Le donne affette da PCOS che perdono peso sono più propense a riprendere l’ovulazione, aumentando così le probabilità di restare incinta, ridurre i livelli degli androgeni e diminuire la pressione del sangue.
- Per molte donne, la perdita di peso provoca una varietà di cambiamenti che permettono loro di liberarsi da un certo numero di sintomi della PCOS, come l’acne, senza altri farmaci o alcun intervento.
La dieta per l’ovaio policistico deve essere a basso indice glicemico e (nel caso si associ a sovrappeso) a basso apporto energetico.